Note alla storia

Fandom: Harry Potter

Titolo raccolta: In odor di menzogna (Your words cut rather deeply, they're just some other lies.)

Personaggi: Remus Lupin

Rating: PG

Genere: Introspettivo, Malinconico

Avvisi: Nessuno

Disclaimer: Premesso che nessuno dei personaggi qui trattati mi appartiene (rivolgetevi a JK Rowling per chiarimenti), questa storia non ha alcuno scopo di lucro, solo un mero intento ludico.

Note dell'autore: La raccolta si ispira ad un prompt di Temporal-mente, ogni capitolo, invece, prende ispirazione da un'immagine della community Camera Oscura.

Note al capitolo

Fandom: Harry Potter

Titolo raccolta: In odor di menzogna (Your words cut rather deeply, they're just some other lies.)

Titolo: Ricordando l'odore dell'erba...

Riassunto: Remus non aveva mai temuto la pioggia.

Personaggi: Remus Lupin

Rating: PG

Genere: Introspettivo, Malinconico

Avvisi: Nessuno

Set: set vario I

Prompt: #16

Disclaimer: Premesso che nessuno dei personaggi qui trattati mi appartiene (rivolgetevi a JK Rowling per chiarimenti), questa storia non ha alcuno scopo di lucro, solo un mero intento ludico.

Note dell'autore: La raccolta si ispira ad un prompt di Temporal-mente, ogni capitolo, invece, prende ispirazione da un'immagine della community Camera Oscura.

Remus non aveva mai temuto la pioggia; se sei un lupo mannaro impari presto che le intemperie e la natura sono spesso la parte più gentile del mondo. No, quello che temeva veramente era quel momento che sopraggiungeva subito dopo l'acquazzone, quando le zampe affondano nel fango e l'aria fredda e umida frusta la faccia di chi si avventuri fuori casa.

 

La sua prima trasformazione era avvenuta a sera tarda, dopo una lunga, noiosa giornata di pioggia.

 

Ai suoi occhi di bambino quelle ore erano state quanto di più triste potesse concepire: sua madre aveva pregato fino allo sfinimento perché non si rasserenasse e il suo bambino potesse dormire tranquillo quella notte. Suo padre, decisamente più pratico, lo aveva rinchiuso in una gabbia subito dopo cena.

 

Le porte non possono trattenere un lupo mannaro, le sbarre sì.”

 

Erano parole crudeli per un bambino di soli sette anni, ma probabilmente avevano salvato la vita ai suoi genitori. Una bestia non distingue la propria madre da una preda, almeno così sosteneva suo padre.

 

Certo, le sbarre così acquistavano un senso ed erano giuste, eppure spesso si svegliava la notte, madido di sudore, e con la sensazione di essere circondato dal freddo del metallo. In quei momenti, se si sforzava, poteva quasi sentire l'odore penetrante dell'erba bagnata salirgli fino al cervello e un dolore alla tempia sommarsi a quello del morso sulla spalla. Non che dolesse veramente, i guaritori avevano sempre sostenuto fosse passato troppo tempo perché fosse possibile, forse assomigliava semplicemente al ricordo di una fitta particolarmente dolorosa.

 

Per quanto cercava nei suoi ricordi di bambino persisteva quella finestra, lasciata aperta con una noncuranza agghiacciante. Non pensava certamente che suo padre lo avesse fatto apposta, non voleva nemmeno credere che il suo odio per quello che era diventato potesse arrivare a tanto, ma quella finestra e quel profumo d'erba ossessionavano il lupo: erano una promessa di libertà, d'azione, quasi di sangue.

 

A nulla valevano le lacrime e le preghiere di sua madre: una volta al mese la porta della sua camera veniva chiusa a chiave e lui rimaneva nella gabbia nel piccolo soggiorno, tra le rose alle pareti e il lavoro a maglia lasciato a metà, colpendo le sbarre con la testa, graffiandosi per sfogare la furia. Sembrava assurdo, ma nel suo sangue rimaneva quel retrogusto dolce di essere umano. Un misero accenno, ma sufficiente per eccitarlo.

 

Già, per lui in quelle notti esistevano solo una punta di sapore e un odore penetrante, e gli occhi di suo padre, colmi di dolore e orrore.

 

In quel momento una mosca si posò sul vetro sudicio della finestra e il rumore dell'acqua che scorreva nella grondaia riempì la stanza spoglia. Fuori riecheggiavano i passi affrettati di chi cercava riparo dall'acquazzone e il frastuono del traffico all'ora di punta.

 

Remus sospirò, lasciando cadere l'ago. Era un vera fortuna che quell'odore pungente non si avvertisse nel piccolo appartamento della periferia di Londra lasciatogli da suo zio: la pioggia che batteva sui vetri e i calzini da rammendare bastavano a ricordargli cos'era.

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