Ricordo ancora quando mio padre, mentre stavo per andare, per la prima volta, ad Hogwarts, mi mise in guardia su Scorpius Malfoy e da tutti i Purosangue: - Non dargli troppa confidenza, Rosie. Nonno Arthur non ti perdonerebbe mai se sposassi un Purosangue.
In quel momento mi voltai verso Scorpius. E lo vidi. Vidi per la prima volta il suo volto pallido, i capelli color biondo platino e ordinati, gli occhi tra il grigio e l'azzurro, a seconda del tempo, il naso appuntito, e la bocca rossa e sottile.
In quello stesso istante, anche lui si voltò per guardarmi. Fu solo il primo di tanti sguardi. Sguardi che parlavano, senza capire cosa dicevano. O forse cercando di ignorarlo, sapendo già cosa esprimevano.

 

*

 

Come era previsto, io ero una Grifondoro e lui un Serpeverde, ma non era come tutti gli altri. O almeno, probabilmente non era come la sua famiglia.
Era gentile con tutti, non ha mai pronunciato la parola "Mezzosangue".
Ma comunque non avevamo alcun rapporto, se non quello di guardarci ogni volta che eravamo nella Sala Grande per mangiare. Lui spesso smetteva di ridere o di scherzare con i propri amici, per osservarmi. Proprio come facevo io. E spesso mio cugino James, con la sua solita arroganza e insensibilità diceva: - Piantala di guardare quel dannato Purosangue!
Proprio in quei momenti avrei voluto ammazzare mio cugino. Ma fortunatamente ho ripreso la pazienza di mia madre. No, forse non era quella di mia madre; mia madre era tutto fuorché calma. Quante volte mio padre ha raccontato a me, Hugo, James, Albus e Lily di quando se ne andò e ritornò raccontando dettagliatamente la reazione di mia madre. Non volevo essere nei suoi panni per nulla al mondo, mi bastavano le litigate che facevo a casa con lei, o addirittura per Strillettera!
No, non era proprio il tipo.
In un pomeriggio di aprile del mio quinto anno, in preparazione per i G.U.F.O., sommersa come al solito dai miei pensieri, andai a sbattere contro una persona, facendo cadere la mia borsa, con tutti i miei appunti e libri.
- Scusami, scusami tanto! - mugugnai a testa bassa, riprendendo tutti i libri che erano caduti, nascondendo il mio volto, rosso come un peperone, tra i miei capelli.
- Tranquilla, non è successo nulla. - mi tranquillizzò una voce soave e gentile. Non era una voce conosciuta, così, incuriosita, alzai lo sguardo.
E lo rividi, stupita, come se fosse la prima volta. Lui, Scorpius Malfoy, sorrise, forse un po' incuriosito, probabilmente chiedendosi che cosa c'era di strano.
Staccandomi a malincuore dal suo sguardo magnetico, continuai a rimettere in ordine le cose cadute per terra, ricordandomi della lezione di Trasfigurazione; ma Scorpius si aggregò mormorando: - Ti aiuto.
Si chinò anche lui per raccogliere i libri e quando furono divisi in due colonne io e Scorpius ci fissammo, a due centimetri di distanza. Non so quanto tempo passò, se cinque, dieci, quindici secondi, ma mi parvero un'eternità. Non mi beavo abbastanza della figura di Scorpius, come se non riuscissi a farne a meno.
Questa volta fu Scorpius a distogliere lo sguardo e a offrirmi la mano per rialzarmi.
La accettai, ben lieta. Lui domandò: - Dove stavi andando così di corsa?
- A Trasfigurazione. Non voglio che il professore mi rimproveri un'altra volta per i miei ritardi.
-Ti accompagno. - si offrì subito lui, correggendosi subito:- Tanto vado a Difesa contro le Arti Oscure.
Annuii silenziosamente, mentre lui mi stava dietro.
Stemmo zitti per un po', scossa un po' dai brividi dell'eccitazione, ma Scorpius ruppe presto il silenzio:-Ah, a proposito.
Fui costretta a guardarlo negli occhi. Stette zitto per due secondi, poi riprese, offrendomi la mano: - Piacere, Scorpius Malfoy.
Sfoderò un sorriso bellissimo, che mi elettrizzò particolarmente. Non avevo mai avuto tante emozioni, o meglio emozioni simili, per una persona.
Strinsi la mano a Scorpius e mi presentai: - Rose Weasley, ma tutti mi chiamano Rosie.
Scorpius mi guardò, ora impallidito e il sorriso svanito. Forse si era reso conto dell'errore.
Anche il mio di sorriso svanì e, per evitare altre conversazioni sgradevoli sussurrai: - Devo andare. - e scappai via, verso l'aula di Trasfigurazione senza voltarmi. Con troppi rimpianti.

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