Scorpius non sapeva dove metterle per davvero, le dannate mani.
Rose era seduta al suo fianco, più bella e luminosa che mai, e lui aveva il terrore che un semplice contatto innocente, come un bacio sulla guancia o una carezza di troppo, venisse frainteso dai familiari della sua ragazza e che finisse per aizzarli definitivamente contro di lui. Perciò se ne stava seduto al suo posto, rigido e impettito, la testa infossata nelle spalle, a guardarsi intorno come uno gnomo braccato su più fronti.
Mentre Eldred borbottava tra sé e sé su quanto fossero ridicole certe misure di sicurezza e ottusi certi dipendenti del Ministero, Sanguini tenne ben all’erta i sensi da vampiro. Più avanzava verso i cancelli dorati oltre i quali si trovavano gli ascensori, più il prurito alla nuca aumentava di intensità.
Sanguini non aveva dubbi.
Proprio lì, al Ministero della Magia, un Fratello di Sangue si aggirava indisturbato.
«Senti, sei mai stata giù nelle cucine, Hermione?».
«No, certo che no» rispose lei asciutta. «Non credo che gli studenti debbano...».
«Be', noi ci siamo stati» disse George, indicando Fred, «un sacco di volte, a prendere del cibo. E li abbiamo visti, e sono felici. Gli elfi domestici sono convinti che il loro è il più bel lavoro del mondo...».
«E' perché non sono istruiti e gli hanno fatto il lavaggio del cervello!» sbottò Hermione in tono acceso.
(Harry Potter e Il Calice di Fuoco, capitolo 15 “Beauxbatons e Durmstrang”)
Dove stava sbagliando? Il corso per corrispondenza era molto chiaro. Con un fazzoletto sudicio si asciugò il sudore sulla fronte e rilesse.
“Sfoderate la bacchetta. Scandendo bene le sillabe, pronunciate l’incantesimo”.
Semplicissimo.
Può un semplice e innocente desiderio scatenare un caos tale, da fare invidia perfino a un tornado?
One-shot ambientata qualche anno prima che Harry riceva la lettera da Hogwarts. (2772 parole, pubblicata 20/09/10)